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Cos’è il Climate change

 

L’allarme è concreto e la sfida chiara: abbiamo tempo da qui al 2030 per contenere l’aumento della temperatura media globale entro la soglia critica di 1,5° rispetto ai livelli pre-industriali.

Tutto questo è possibile, ma solo dimezzando l’attuale livello di emissioni entro il 2030 e azzerandolo entro il 2050.

Per riuscirci serve un cambiamento repentino e radicale, facendo leva sull’innovazione tecnologica e sulla coscienza individuale di ognuno di noi, cittadini, imprese e istituzioni.

Dobbiamo darci degli obiettivi concreti: un nuovo modello energetico, l’uscita dalle fonti fossili, una strategia di adattamento e rigenerazione che parte dalle città e coinvolge le aree interne, la tutela delle foreste e del suolo, la riduzione del rischio idrogeologico per rispondere all’emergenza siccità, interventi di riqualificazione in chiave energetica e sismica per l’edilizia, una nuova agricoltura sostenibile, una mobilità sostenibile a zero emissioni, senza dimenticare una concreta riconversione industriale ed economica a favore del paradigma circolare.

Siamo tutti protagonisti: ora tocca a noi.

Le cause e gli effetti

I cambiamenti climatici indicano la variazione di uno o più parametri climatici - temperature dell’aria e delle acque, precipitazioni, nuvolosità - causata dall’immissione di gas nell’atmosfera, in grado di intrappolare al suo interno l’energia termica proveniente dal sole, provocando così un progressivo e costante aumento della temperatura. Questi eventi sono causati anche dall’uomo, e più precisamente dal suo modo di produrre e consumare energia. In Italia, ad esempio, le fonti fossili utilizzate per soddisfare i fabbisogni di energia elettrica e termica, come carbone, petrolio e gas, sono responsabili del 24% delle emissioni climalteranti. A queste si aggiungono quelle generate dai trasporti, a cui va un altro 24%, quelle legate al settore residenziale e commerciale per il 17%, quelle del settore industriale con l’11% e del settore agricolo con il 9%.

Le parole del cambiamento climatico

Combattere la crisi climatica significa innanzitutto conoscere quello che accade nel mondo. A partire dalle parole. Costruiamo insieme un grande glossario dei cambiamenti climatici.

Scopri

L’Europa e l’Italia in prima fila per fronteggiare l’emergenza climatica

Come prevede l’Accordo di Parigi per la lotta ai cambiamenti climatici del 2015, è cruciale che i Paesi che hanno più gravi responsabilità storiche e maggiori capacità economiche siano in prima linea. L’Europa è senza dubbio tra questi.

Il Vecchio Continente possiede tutte le risorse per mettere in campo un’azione climatica ambiziosa mirata alla creazione di un’Europa libera dalle fonti fossili ed economicamente efficiente e tradurre così in realtà il Green Deal Europeo. Ma deve farlo rapidamente, riducendo entro il 2030 le sue emissioni del 65% rispetto ai livelli del 1990 così da poter raggiungere la neutralità climatica, ossia zero emissioni nette, già entro il 2040.

Gli anni da qui al 2030, infatti, sono gli anni cruciali per fronteggiare l’emergenza climatica. Come evidenzia l’Emissions Gap Report delle Nazioni Unite, dal 2020 al 2030 le emissioni dovranno essere ridotte del 7.6% l’anno per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C.

Si tratta di un drastico cambio di passo rispetto al trend attuale. Soprattutto per l’Italia. L’attuale Piano Integrato Energia e Clima (PNIEC) consente al nostro Paese una riduzione delle emissioni di appena l’1.7% annuo, raggiungendo così nel 2030 solo una riduzione complessiva del 37%.

Infatti, il PNIEC è fondato essenzialmente sulla continuazione delle misure già esistenti rimandando tutto al dopo 2030. Una politica del rinvio inammissibile. In Italia gli effetti dell’emergenza climatica sono sempre più evidenti, come dimostra l’intensificarsi di eventi atmosferici estremi in quasi tutte le regioni. Fenomeni che coinvolgono le aree urbane e le campagne, mettendo in pericolo la vita delle persone, devastando l’agricoltura, cambiando la conformazione di coste e spiagge ma anche di zone più interne, come gli Appennini e l’arco alpino, provocando danni irreparabili all’ambiente, alle risorse idriche, agli ecosistemi, alla biodiversità e al capitale naturale delle aree protette, che invece rappresentano un elemento strategico nella lotta alla crisi climatica.

Guardiamo ai fatti. Dal 2010 ad oggi, sono 957 gli eventi registrati dall'Osservatorio CittàClima di Legambiente, con 511 Comuni in cui sono avvenuti impatti rilevanti. Nel 2019, il nostro Paese è stato colpito da 183 eventi estremi, che hanno causato 32 vittime e oltre 4.500 sfollati, un bilancio di molto superiore alla media calcolata negli ultimi cinque anni. Nel 2020, nel solo periodo Gennaio-Ottobre, si sono registrati 207 eventi. Ma ancora più rilevante è il tributo che continuiamo a pagare in termini vite umane con, negli ultimi dieci anni, 254 vittime.

E i problemi non finiscono qui. Saper interpretare i fenomeni e gli scenari del cambiamento climatico impone una riflessione sulle disuguaglianze tra i Paesi e sull’incremento del fenomeno dei migranti ambientali, cioè tutti coloro che sono costretti ad abbandonare le loro terre d’origine perché non sussistono le condizioni ambientali per vivere. Un altro dei temi che il cambiamento climatico obbliga tutti noi ad affrontare.

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