I cambiamenti climatici non sono - e non saranno - uguali per tutti nonostante le modificazioni già in atto nella biosfera che, senza un’inversione di rotta, porteranno a scenari globali sempre più drammatici. È una questione dipendente dalla geografia sociale, fisica e dalla complessità di variabili che si intrecciano in maniera inestricabile in un rapporto causa-effetto: dalla perdita e la dissoluzione dei servizi ecosistemici, all’impoverimento dei suoli e all’accaparramento delle risorse, fino ai conflitti e alle persecuzioni sociali, etniche e religiose etc. Una partita complessa ma con un’unica costante: sono sempre i Paesi poveri e i poveri dei Paesi ricchi a rischiare di più, ora uniti in questa relazione che affonda le radici nelle disuguaglianze delle società umane e nelle nuove disuguaglianze che si affacciano giorno dopo giorno, ora con un moto accelerato anche a causa della pandemia globale dovuta al Covid-19.
Ecco la relazione biunivoca, il nodo indissolubile tra l’ingiustizia ambientale e climatica e l’ingiustizia sociale, la chiave con cui poter leggere anche il fenomeno migratorio come spesso l’unica alternativa possibile alle povertà sociali, economiche, ambientali e alle sopraffazioni; come la politica di adattamento globale a queste complessità che gli uomini e le donne mettono in atto per potersi assicurare un futuro migliore e troppo spesso anche la sopravvivenza. Secondo il report Global Trends dell’UNHCR, infatti, nel 2019, 79,5 milioni di persone (di cui il 40% sono minori di età) sono state costrette a migrare, numero quasi raddoppiato rispetto a quello riportato per il 2010 (40 milioni), e aumentato sensibilmente anche se prendiamo in considerazione la precedente annualità (70.8 milioni nel 2018).
Non sappiamo quanti di costoro possano essere ricondotti alla categoria dei “migranti ambientali”, perché, purtroppo a oggi, non esiste una norma presente nel diritto internazionale - riconducibile alla definizione della Convenzione sui rifugiati di Ginevra - che riconosca il “rifugiato climatico e ambientale”.
Partecipa alla campagna di #IOACCOLGO per chiedere:
Chiediamo che agisca in Europa, a livello internazionale e nazionale in favore del riconoscimento di forme di protezione per i migranti climatici e ambientali; che annulli gli accordi con Libia di respingimento dei migranti in mare; che depenalizzi le attività di soccorso in mare svolte dalle ONG.
Più in generale, chiediamo di concorrere alla revisione delle politiche europee di gestione delle “frontiere esterne”. Chiediamo inoltre, attraverso le campagne e le azioni che globalmente portiamo avanti come Associazione, un Paese più accogliente, capace di fronteggiare e diminuire il divario delle disuguaglianze, di promuovere le diversità, e che si impegni a realizzare delle politiche all’insegna della sostenibilità sia ambientale sia sociale.