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Meglio il gasolio base, quello con meno olio di palma. Quello “B15”, con più biodiesel, che di "bio" ha ben poco, e che costa di più in genere contiene molto più olio di palma. Meglio ancora sarebbe non usare auto o mezzi a gasolio. Anche acquistando benzina si rischia di pagare comunque qualcosa di più, ma almeno non si aggiungere distruzione di foreste all'inquinamento da fossili. Quindi al distributore carburante, se potete, conviene scegliere, nell’ordine:

  • meglio auto a benzina, a gas o ancor meglio elettrica: zero olio di palma
  • gasolio normale, 1-2% di olio di palma sul totale
  • Enidiesel+ o altri biodiesel di marca con percentuali elevate di rinnovabili (B15 e oltre), contengono anche il 12% in peso di olio di palma. Spesso anche più caro del gasolio normale.

 

Ragioni e motivazioni della scelta.

Da anni associazioni e ambientalisti di tutto il mondo (dall’Indonesia al Brasile, in Africa e in Europa) si battono per osteggiarel’uso energetico degli oli alimentari: sia nel biodiesel che nelle centrali elettriche. Da due anni in particolare chiediamo al governo italiano di cambiare la legge (70 mila firme alla petizione http://www.change.org/unpienodipalle) che permette ai distributori di carburante di aggiungere al biocarburante, come componente “rinnovabile”, anche olio di palma e di soia, facendo pagare la differenza all’automobilista. A causa di questa legge noi paghiamo in media l’1% in più ogni pieno: circa un miliardo all’anno! Proprio in questi mesi governo, Camera e Senato stanno discutendo la nuova legge sull’energia: noi chiediamo che cessino subito i benefici economici.

Ma perché è un male sussidiare l’olio di palma e di soia aggiunto al biodiesel? Perché, per aumentare la produzione, le piantagioni di olio di palma nei paesi tropicali, sostituiscono foresta vergine dopo averla incendiata, essiccano torbiere ricche di biodiversità, sterminano specie animali e cacciano indigeni e contadini. A causa della scomparsa delle foreste torbiere vergini, ogni litro di olio di palma bruciato emette tre volte più CO2 del gasolio fossile.

 

Da sapersi:

Secondo la direttiva europea il distributore di carburante dovrebbe dichiarare ai consumatori la composizione e l’origine del carburante che usa. Non lo fa ancora nessuno, con la scusa di attendere la legge italiana. Intanto, ai distributori di carburante, sono comparsi per legge sigle e numeri ai più incomprensibili: indicano per ogni carburante la quota massima di componente “bio”. Ma rischiano di ingannare, ecco perché:

- E5 scritto su tutte le pistole di benzina in Italia, dovrebbe significare “benzina con bioetanolo sino al 5%”: ce n’è mediamente meno di un millesimo, secondo i rapporti ufficiali del GSE (governo).

- B7 o B15 che compare sulla pistola del gasolio, significa “gasolio con meno del 7 o del 15% di biodiesel”, gran parte del quale olio di palma (circa la metà del biodiesel nel 2019).

In genere (pubblicità del distributore) il B15 viene presentato come quello più “green”: è invece quello da evitare, è più caro, saccheggia foreste e contribuisce ad aumentare le emissioni gas serra (CO2).

 

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