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Raffinerie ISAB di Priolo Gargallo

Il complesso delle Raffinerie ISAB S.r.l. di Priolo Gargallo (SR), impianti Sud e Nord, nasce dalla fusione/interconnessione di due raffinerie preesistenti.

La prima sorge negli anni ’50 del secolo scorso nella parte Nord del litorale tra Siracusa e Augusta. Attraverso molti passaggi societari cambia proprietà e denominazione (Sincat, Montedison, Praoil, Agip, Eni). La seconda, la ISAB della famiglia genovese Garrone, è stata costruita nella parte Sud del litorale nel 1972 ed è entrata in funzione nel 1975. Dopo 46 anni, è ancora la “più giovane” delle raffinerie italiane! Nel 2013 tutti gli impianti sono stati ceduti alla società russa LUKOIL.

Il complesso occupa un’area di circa 3 milioni di metri quadri, dispone di oltre 300 serbatoi con un volume complessivo di 4 milioni di metri cubi per lo stoccaggio di greggio e di raffinati e gestisce 3 pontili (2 nel porto di Augusta e 1 nella rada di Santa Panagia a Siracusa) di carico/scarico delle navi petroliere e gasiere.

La capacità di raffinazione è di 20 milioni di tonnellate annue (12mln a Sud e 8mln a Nord).

 

PERCHÉ È UN NEMICO DEL CLIMA?

Dai 39 punti di emissione convogliati (torce, camini, impianti) e da quelli più numerosi delle emissioni fuggitive e diffuse (valvole, flange, pompe, serbatoi, ecc.) sono immesse in atmosfera rilevanti quantità di sostanze inquinanti come SO2, NOX, H2S, Polveri, Benzene e altro. Tra i punti di emissione vi sono le torce (10), a servizio anche dello stabilimento Versalis, dalle quali fuoriescono fiamme altissime e denso fumo nero quando, in caso di emergenza, diverse centinaia di tonnellate l’ora di prodotti idrocarburici vengono smaltiti velocemente destando preoccupazione nella popolazione.

Nell’anno 2018 ha ISAB ha comunicato al Registro Europeo delle Emissioni di aver emesso 2.008.825 tonnellate di CO2 (454.828 tonnellate dalla Nord e 1.553.997 dalla Sud) insieme ad altri pericolosi macro e microinquinanti.

Il complesso ricade nel SIN Priolo ed Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale (AERCA). Negli anni passati e ancora di recente è stato teatro di incidenti, incendi, fuori servizio di grande portata e lunga durata, sversamenti di idrocarburi in mare e sul suolo. Il nesso causale e i dati sanitari del SIN Priolo sono riportati nello studio SENTIERI.

Il suolo e la falda idrica sono contaminati da metalli pesanti e idrocarburi e sono stati realizzati diverse centinaia di pozzi-piezometri per il monitoraggio della falda e l’estrazione degli inquinanti. I Progetti di Bonifica approvati nel 2011 e nel 2014 non risultano finora completati.

Come le altre aziende del polo industriale siracusano anche la ISAB fu sottoposta al riesame dell’AIA - conclusosi nel marzo 2018 - e anch’essa, sospettata di dare un “significativo contributo al peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti”, fu posta sotto sequestro preventivo dalla Procura di Siracusa nel 2017 (cfr. caso Sonatrach https://www.changeclimatechange.it/azioni/nemici/eni-modena-3/). Inoltre, al pari delle altre industrie del polo petrolchimico, la ISAB si è opposta al Piano Regionale di Tutela della qualità dell’Aria.

 

TIPOLOGIA DI INQUINAMENTO

L’attività dei due impianti della ISAB ha un impatto significativo su tutte le matrici ambientali.



APPROFONDIMENTI

https://www.minambiente.it/bonifiche/documenti-sullo-stato-di-avanzamento-delle-procedure-di-bonifica

https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/industrial-reporting-under-the-industrial-2

https://www.epicentro.iss.it/ambiente/StudioSentieriRisultati