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Il rifacimento del metanodotto, interessante un tratto complessivo di 75 km finalizzato ad assicurare l’interconnessione tra i gasdotti della rete nazionale lungo la costa adriatica (Ravenna – Chieti) e il metanodotto Sansepolcro – Montelupo sta provocando non poca pressione ambientale nei territori dell’alta Valmarecchia con frantumazione rocce e fasce di disboscamento larghe decine di metri. Le infrastrutture legate alla produzione, distribuzione ed utilizzo di combustibili fossili rappresentano la continuità con il passato. Pensare alla realizzazione di nuovi gasdotti significa sovradimensionare la presenza di infrastrutture fossili rispetto alla reale necessità ed in prospettiva di un sempre maggiore calo nei consumi di gas. I rifacimenti, come in questo caso, rappresentano ancora le colpe, che devono subire i territori, di un sistema in dismissione.

 

PERCHÉ È UN NEMICO DEL CLIMA?

Un massiccio aumento di consumo di gas provocherà l’incremento di emissioni di metano in atmosfera, soprattutto a causa delle inevitabili perdite lungo la catena di distribuzione. Difatti, si rileva mediamente una dispersione non controllabile dalle condutture del 2-3% nel suo trasporto dal giacimento alla centrale, dove viene impiegato per la produzione di energia. Un aumento dei volumi di gas naturale si tradurrà perciò in una sempre maggiore dispersione in atmosfera in valore assoluto.

L’aspetto più preoccupante associato all’impiego di metano è che la sua molecola è di gran lunga più dannosa di quella dell’anidride carbonica in atmosfera, a causa del suo forzante radiativo, o effetto serra, elevatissimo (circa 72 volte maggiore nei primi 20 anni dall’emissione rispetto alla CO2).

 

TIPOLOGIA DI INQUINAMENTO

Atmosferico, in primis, in relazione alle emissioni di metano, e consumo di suolo.

 

APPROFONDIMENTI

 

Rapporto di Legambiente "La Decarbonizzazione in Italia non Passa per il Gas"

Rapporto di Legambiente "L'Insensata Corsa al Gas dell'Italia"