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Centrale a Carbone Eugenio Montale

foto di Pavlofox

Per la Centrale a Carbone di La Spezia è prevista la chiusura nel 2021, come da programma di uscita dal carbone previsto nella Strategia Energetica Italiana e nella bozza di Piano Energia e Clima.

Qui è prevista la trasformazione a gas della centrale, al contrario di quanto invece chiede non solo Legambiente, ma numerosi Comitati e Associazioni locali.

La centrale “Eugenio Montale” è situata nel Comune di La Spezia ed occupa complessivamente 72 ettari di suolo. L’impianto si compone di tre sezioni termoelettriche: SP1, ciclo combinato da 345 MW alimentato con gas naturale; SP2, ciclo combinato da 337 MW alimentato con gas naturale; SP3, impianto a vapore da 600 MW alimentato prevalentemente a carbone. I fumi di scarico delle turbine a gas delle sezioni SP1 e SP2 vengono riutilizzati in un Generatore di Vapore a Recupero che alimenta la turbina a vapore, con una potenza di circa 115 MW. La potenza lorda dell’impianto è di 1282 MW. 

A causa della contrazione della domanda di energia, i gruppi SP1 e SP2 sono stati messi fuori servizio nel 2016 (lettera MISE N° 0003139 del 8/02/2016) ed è stata autorizzata dal MATTM la dismissione con parere istruttorio conclusivo del 05/06/2018. La sezione SP3, con funzionamento a carbone, a seguito dei lavori di adeguamento ambientale è rientrata in esercizio nel 2000 (a regime dal 2001). Attualmente è l’unica unità autorizzata in esercizio. 

Nel 2005, prima della dismissione delle sezioni SP1 ed SP2, l’emissione atmosferica di anidride carbonica provocata dall’impianto era superiore alle 3 milioni di tonnellate all’anno. 

L’inquinamento associato all’attività dell’impianto provoca in un solo anno un impatto sanitario medio stimabile in 59 morti premature, 34 casi di bronchiti croniche nei soli adulti, 43 casi di ricoveri ospedalieri, 1.469 attacchi di asma nei bambini, 18.660 giorni di lavoro perso e costi sanitari medi di circa 88,2 milioni di euro (dati European Coal Plant Database – Europe Beyond Coal). 

A tutto questo, si aggiungono episodi di inquinamento del suolo e delle acque dovuti all’impiego di ampie aree dell’impianto adibite in passato a discariche per le ceneri, e l’annoso problema dello scarico nei corpi idrici delle acque di raffreddamento che impattano sull’ecosistema a causa della variazione di temperatura provocata. 

Nel 2019 il ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, ha presentato il Piano nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) che decreta la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025. 

Per questo motivo, ENEL ha deciso di riconvertire l’impianto verso una centrale a turbogas, per una potenza elettrica totale di 840 MW e rendimento elettrico netto superiore al 60%. Come però dimostrato dal dossier di Legambiente “la decarbonizzazione in Italia non passa per il gas”, supportato da numerosi studi scientifici certificati a livello internazionale, il metano rappresenta un pericolo di gran lunga più grande dell’anidride carbonica a causa del suo elevatissimo forzante radiativo (effetto serra), ed il suo utilizzo per sopperire alla dismissione delle centrali a carbone vanificherebbe la chiusura stessa di tali impianti e aggreverebbe il problema del cambiamento climatico. 

In data 9 marzo 2021, la Commissione Tecnica di Valutazione di Impatto Ambientale (CTVIA) ha chiesto ad Enel, attraverso una nota ufficiale, di fornire integrazioni e chiarimenti sulla proposta di nuova centrale a turbogas, tra cui si cita il particolare riferimento all’individuazione di alternative di progetto con minori emissioni di NH3, date “le criticità ambientali dell’area di interesse”, e, in generale, con un minore impatto ambientale. Enel, dal canto suo, ha risposto confermando sostanzialmente la proposta iniziale. Si attende la contro-risposta della commissione CTVIA.

 

PERCHÉ È UN NEMICO DEL CLIMA?

A causa delle attuali emissioni dovute all’impiego di carbone e alle potenziali emissioni future derivanti dall’utilizzo di gas naturale come fonte per la produzione di energia elettrica. 

 

TIPOLOGIA DI INQUINAMENTO

Atmosferico, del suolo e dell’acqua. 

 

LINK DI APPROFONDIMENTO 

Progetto

La mappa dei 12 impianti italiani che contribuiscono di più all'effetto serra, Legambiente