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Centrale a Carbone di Monfalcone

La centrale termoelettrica di Monfalcone è attualmente alimentata da due gruppi a carbone della potenza elettrica nominale di 165 e 171 MW, in esercizio rispettivamente dal 1965 e dal 1970 in un ambito cittadino. 

L’impiego di carbone provoca circa 2 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica all’anno e, inoltre, numerosi studi accademici dimostrano come l’inquinamento dovuto all’attività dell’impianto rappresenti un gravissimo vettore di mortalità per la popolazione. 

Nel 2019 il ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, ha presentato il Piano nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) che decreta la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025. Per questo motivo, A2A ha deciso di riconvertire l’impianto verso una centrale a ciclo combinato a gas naturale, per una potenza elettrica complessiva installata di 860 MW. 

Come però dimostrato dal dossier di Legambiente “la decarbonizzazione in Italia non passa per il gas”, supportato da numerosi studi scientifici certificati a livello internazionale, il metano rappresenta un pericolo di gran lunga più grande dell’anidride carbonica a causa del suo elevatissimo forzante radiativo (effetto serra), ed il suo utilizzo per sopperire alla dismissione delle centrali a carbone vanificherebbe la chiusura stessa di tali impianti lasciando irrisolto il problema del cambiamento climatico. 

 

PERCHÉ È UN NEMICO DEL CLIMA?

A causa delle attuali ingenti emissioni di anidride carbonica dovute all’impiego di carbone, e alle potenziali emissioni future derivanti dall’utilizzo di gas naturale come fonte per la produzione di energia elettrica. 

 

TIPOLOGIA DI INQUINAMENTO

Atmosferico 

 

LINK DI APPROFONDIMENTO 

Ecoblitz alla centrale a carbone di Monfalcone