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Gli allevamenti intensivi hanno conseguenze pesantissime sull’ambiente, con carichi emissivi e di inquinamento di grave entità non solo nell’aria, ma anche nel suolo e nell’acqua, influendo in modo pesantissimo sugli ecosistemi e la salute umana. Questi enormi impatti causati dall’allevamento intensivo sono strettamente correlati all’assenza di attenzione all’effettivo benessere animale, con esemplari chiusi nelle stalle con spazi minimi, spesso in condizioni igieniche precarie.

Animali selvatici costretti a vivere in gabbie e in condizioni estreme, causa di comportamenti autolesionisti e malattie, destinati alle camere a gas, prima di essere scuoiati per soddisfare esigenze preistoriche nella moda del terzo millennio.

Atrocità che calpestano l’esistenza e il benessere degli animali, con pericolosissime implicazioni su salute, ambiente e minacce legate alle pandemie.

Il caso della Danimarca, con la soppressione di 17 milioni di esemplari di visoni, ha acceso i riflettori sugli allevamenti di questi animali come focolai del virus SARS-CoV-2.

A ottobre 2020, in italia circa 60.000 visoni sono ancora rinchiusi nelle ultime 8 strutture ancora attive, situate in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Abruzzo. Altri 3 allevamenti risultano attivi, ma al momento senza animali all’interno.

Chiediamo il divieto di allevamento di animali con il solo e principale scopo di macellarli per il valore della loro pelliccia e di vietare da subito ogni nuova richiesta di strutture destinate ad accogliere allevamenti intensivi.

Chiediamo l'attivazione di misure di sostegno economico e di accordi di ricollocazione per i lavoratori delle aziende attive che saranno chiuse.

Chiediamo l'adozione obbligatoria nell'etichetta di tutti i prodotti di origine animale del metodo di allevamento, con più livelli per ciascuna specie, al fine di consentire ai cittadini effettiva libertà di scelta.

 

APPROFONDIMENTI

A questo link puoi sostenere la petizione di Legambiente