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A TUTTO GAS. MA NELLA DIREZIONE SBAGLIATA.

CONTRO LE BUFALE FOSSILI E NUCLEARI

Il cambiamento climatico continua la sua inarrestabile corsa e il limite di 1,5°C è sempre più vicino.

Continuando con le attuali politiche globali si avrà un aumento delle temperature fino a circa 2,7°C, di molto oltre gli obiettivi fissati negli Accordi di Parigi. Eppure, gli eventi catastrofici che già oggi viviamo dimostrano come ogni minimo ritardo nell’avviare un processo reale di transizione ecologica abbia effetti tangibili e drastici sulle vite di miliardi di esseri umani.  Dal 2010 ad oggi si sono verificati almeno 1.171 eventi metereologici estremi, pari ad una media di 106 l’anno, provocando migliaia di vittime e danni economici miliardari. Per questo l’Unione Europea ha definito precisi obiettivi che l’Italia è vincolata a rispettare: riduzione del 55% delle emissioni di CO2 nel 2030 e la neutralità climatica nel 2050.

Non possiamo perdere altro tempo. In questo contesto il MITE sta valutando interventi legati a 50 centrali a gas fossile per 20.000 MW di nuova potenza distribuita tra nuove realizzazioni e ampliamenti, un piano fatto di più di 115 interventi infrastrutturali del gas tra metanodotti, impianti di rigassificazione, impianti di stoccaggio, piattaforme di estrazione, e altre false soluzioni come il CCS. Oltre a rispolverare pericolose e velleitarie ricette come il nucleare.

La mobilitazione è promossa da:

AIACeNA Associazione Interprovinciale Apicoltori Casertani e Napoletani: A Sud; Assemblea Ecologista; Associazione agricoltori Antica Rufrae Presenzano; Associazione ambientalista Eugenio Rosmann; Associazione Comitato di Rione “ENEL” Monfalcone; Assotziu Consumadoris Sardigna; Benkadì APS; Città Futura; Coordinamento ravennate "Per il Clima - Fuori dal Fossile"; Comitato Milanese Acquapubblica; Comitato SOLE Civitavecchia; Comitato Stop Veleni Augusta-Priolo-Melilli-Siracusa; Disarmisti Esigenti; Earth Day Italia; Ecolobby; Ecomapuche; EkoŠtandrež; Extinction Rebellion Palermo;  Forum Ambientalista AdV; Fridays For Future; Greenpeace; ISDE Italia - Sezione Sardegna e Lazio; Il Paese che Vorrei; Laudato Sì, alleanza per il clima, la cura della terra, la giustizia sociale; Legambiente; Mamme per la Salute e l'Ambiente ODV di Venafro; Movimento aretuseo per il lavoro la sicurezza e le bonifiche; No al Fossile Civitavecchia; NOplanetB APS; Rete degli Studenti;  Rete dei Comitati Territoriali Italiani; Rete della Conoscenza (Unione degli Studenti, Link); Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna;  Rete per la Giustizia Climatica Ferrara; Rete per la rinascita dell’Area Enel della Spezia; Si Rinnovabili No Nucleare (Oltre il Nucleare);  TeachersForFuture Italia; Unica Terra - Molise; Unione degli Universitari; UP - Su la testa!; WILPF Italia; WWF Italia

IL METANO È PARTE DEL PROBLEMA E NON PUÒ ESSERE UNA SOLUZIONE. ECCO SETTE RAGIONI.
 

  1. Per affrontare il phase out dal carbone, non abbiamo bisogno di nuove centrali a gas fossile. Quelle esistenti sono più che sufficienti ad accompagnare la transizione verso un utilizzo diffuso e massiccio di rinnovabili.
     
  2. Gli investimenti previsti nel gas fossile, comprensivi di Capacity Market, ci costeranno almeno 30 miliardi di euro, che verranno sottratti alle energie rinnovabili, unica vera soluzione al cambiamento climatico.
     
  3. La molecola CH4 (metano) ha un effetto climalterante fino a 83 volte superiore alle CO2 ed è comunque una fonte fossile la cui combustione contribuisce al peggioramento dell’attuale situazione climatica.
     
  4. Le capacità occupazionali di impianti rinnovabili sono in larghissima misura maggiori rispetto a quelle di centrali a gas, producendo in alcuni casi anche il triplo di posti di lavoro.
     
  5. L’Italia importa il 94% del gas naturale che utilizza e ciò porta ad un’eccessiva dipendenza dal contesto internazionale e una conseguente vulnerabilità che non si avrebbe se investissimo nelle rinnovabili.
     
  6. L’aumento dei costi in bolletta è da considerarsi come diretta conseguenza di questa politica di dipendenza dal gas fossile indipendentemente dalla sua provenienza e non è imputabile alla necessaria transizione ecologica.
     
  7. Considerati i tempi di vita di infrastrutture del metano, un’eventuale realizzazione nel 2025 condannerebbe l’Italia all’utilizzo del gas fossile almeno fino al 2050/2060, tempi incompatibili persino con gli obiettivi UE.

COSA CHIEDIAMO AL GOVERNO ITALIANO

 

  • Di assumere seriamente l’emergenza climatica come prioritaria nelle agende politiche e di trattarla al pari di altre emergenze, mettendo da subito in campo azioni di sviluppo di fonti rinnovabili, accumuli, valorizzazione dei pompaggi esistenti e di investimento nelle reti smart.

  • Di avviare un piano di phase-out dal gas fossile allo stesso modo di come si è fatto per il carbone;

  • Di aggiornare il Piano Nazionale integrato Energia e Clima entro 3 mesi, in linea con le indicazioni della comunitá scientifica per evitare l'innalzamento della temperatura globale di 1.5°C rispetto al periodo preindustriale, e di costruire un piano per una reale transizione ecologica da qui al 2050 definendo chiaramente tappe, obiettivi, strumenti e mezzi e considerando, da subito, il gas fossile come fonte energetica residuale, stabilendo l’obiettivo di uscita definitiva al 2040 e escludendo false soluzioni come il CCS e il nucleare e nuove autorizzazioni per estrazioni, stoccaggio, gasdotti e centrali legati al gas.

  • Di semplificare la normativa ed agire per rendere possibile ogni anno l’installazione in Italia di 9 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili, fatte bene

  • Di stimolare, con urgenza, le Regioni e le Amministrazioni comunali a sviluppare politiche finalizzate a favorire la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, a cominciare dalle aree SIN in cui ad oggi si verificano spesso impedimenti legati ad esempio all'assenza di analisi di rischio. 

  • Di adottare strumenti e azioni, come quelli delle comunità energetiche, efficientamento dell’edilizia popolare, risparmio energetico, mobilità sostenibile e riassetto e rinaturalizzazione del territorio secondo un principio di giustizia sociale proprio con l’obiettivo di combattere le diseguaglianze sociali e con esse il crescente problema dell’energy poverty (anche attraverso una revisione dei sistemi di incentivazione), trasformando la crisi climatica in opportunità.

  • Di sviluppare un piano che preveda entro il 2025 l’eliminazione e la rimodulazione dei sussidi fonti fossili, come il Capacity Market, mantenendo gli incentivi alle energie rinnovabili e chiedendo contributi di solidarietà alle grandi imprese energetiche che oggi ricavano crescenti utili, con l’intento di contrastare il caro bollette.

  • Di esprimere in sede UE e in particolare nel Parlamento Europeo una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi.

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