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Il viaggio in Italia del gas proveniente dall’Azerbaigian attraverso le condotte TAP (Trans Adriatic Pipeline) non si fermerà in Puglia. Per raggiungere l’Europa, il metano dovrà attraversare tutto lo Stivale, da sud a nord, passando su ben dieci regioni, incontrando le zone più sismiche del Paese.

L’Abruzzo è una delle regioni che rischia di subire il maggior impatto da quest’opera, ed è per questo che in particolare in questa Regione molte comunità locali hanno messo in piedi un fronte comune contro la sua realizzazione.

La Rete Adriatica, una condotta con un diametro di 120 centimetri interrata a 5 metri di profondità, doveva inizialmente essere installata lungo la costa adriatica (da qui il nome), ma poi Snam Rete Gas, la società nazionale di gestione del gas, decise di spostare il tracciato lungo l’Appennino. Stando al progetto, il percorso del gasdotto si snoderà lungo zone altamente sismiche come la Valle Peligna, i paesi dell’hinterland aquilano, quelli dell’Umbria, delle Marche e dell’Emilia, toccando paradossalmente tutti gli epicentri dei più forti terremoti che hanno interessato l’Italia dal 1997 a oggi.

Uno dei punti più critici sarà Sulmona (AQ). Qui i terreni (che la SNAM ha già da tempo provveduto ad acquisire da 17 proprietari terrieri), secondo i piani, dovrebbero ospitare non solo i tubi del gasdotto, ma anche una centrale di compressione e spinta del gas.

Quest’ultima, sebbene presentata come un progetto separato, sarebbe funzionale al gasdotto, perché necessaria per far continuare il viaggio del gas proveniente da Massafra, in provincia di Taranto, verso i siti di stoccaggio di Minerbio, nel bolognese.

Siamo alle pendici del Morrone, a ridosso del Parco Nazionale della Majella. I terreni di Case Pente acquistati dalla Snam, si estendono a perdita d’occhio. Un totale di circa 16 campi da calcio.

Secondo Legambiente Abruzzo per ragionare dell’infrastrutturazione di gas della Regione bisognerebbe partire dall’attuale dotazione europea, già fortemente in eccesso. Nel 2014 i gasdotti e gli impianti di rigassificazione europei sono stati utilizzati rispettivamente solo per il 58% e per il 32% della loro capacità. In effetti, le stime sulla domanda sono state nel tempo fortemente sovradimensionate. I consumi di gas al 2015, previsti dalla Ue nel 2003, erano del 50% più elevati di quelli che si sono realmente registrati. E guardando avanti la sproporzione tra domanda e capacità di importazione salirà.

Secondo lo scenario della Ue nel 2030 le importazioni saranno di 328 miliardi di m3/anno a fronte di una capacità d’ingresso che già ora è di 600 miliardi m3/a. E, se verranno realizzate tutte le infrastrutture programmate, la capacità delle importazioni di metano in Europa arriverebbe a 1.000 miliardi m3/a, cioè un livello tre volte maggiore della domanda prevista. Peraltro, i consumi non potranno che diminuire in relazione alle politiche climatiche: ogni punto % di aumento dell’efficienza garantisce una riduzione del 2,6% delle importazioni di metano e il Parlamento Europeo ha proposto di alzare ulteriormente l’attuale obiettivo 2030 della Commissione sull’efficienza dal 30% al 40%. E nei decenni successivi le politiche di efficienza saranno più aggressive. D’altra parte, è vero che la produzione interna di gas è destinata a calare in Italia come in Europa ma questa riduzione verrà più che compensata dalla produzione di biometano, potenzialità che secondo il CIB (Consorzio italiano biogas), sono tali da superare il 13% dei consumi e di creare 12mila posti di lavoro. Insomma, pur tenendo conto anche di altri parametri, come la sicurezza degli approvvigionamenti e le valutazioni geopolitiche sui paesi esportatori, l’attuale bulimia europea di gasdotti e rigassificatori evidenzia un serio pericolo di “stranded assets”, cioè di investimenti per opere che rischiano di rimanere inutilizzate.

Per opporsi a questa opera inutile e dannosa la Legambiente ha depositato un ricorso al TAR insieme al WWF Abruzzo, il Comune di Sulmona ed il Comitato Cittadini per l’Ambiente e sta ricorrendo al Consiglio di Stato a supporto del Comune di Sulmona e della Regione Abruzzo.

 

PERCHÉ È UN NEMICO DEL CLIMA?

Un massiccio aumento di consumo di gas, infatti, provocherà l’incremento di emissioni di metano in atmosfera, soprattutto a causa delle inevitabili perdite lungo la catena di distribuzione. Difatti, si rileva mediamente una dispersione non controllabile dalle condutture del 2-3% nel suo trasporto dal giacimento alla centrale, dove viene impiegato per la produzione di energia. Un aumento dei volumi di gas naturale si tradurrà perciò in una sempre maggiore dispersione in atmosfera in valore assoluto.

L’aspetto più preoccupante associato all’impiego di metano è che la sua molecola è di gran lunga più dannosa di quella dell’anidride carbonica in atmosfera, a causa del suo forzante radiativo, o effetto serra, elevatissimo (circa 72 volte maggiore nei primi 20 anni dall’emissione rispetto alla CO2).

 

TIPOLOGIA DI INQUINAMENTO

Atmosferico, in primis, in relazione alle emissioni di metano, e consumo di suolo.

 

APPROFONDIMENTI

 

Rapporto di Legambiente "La Decarbonizzazione in Italia non Passa per il Gas"

Rapporto di Legambiente "L'Insensata Corsa al Gas dell'Italia"