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Centrale a Carbone Torrevaldaliga Nord

Nel Lazio sono pari a 11,5 milioni di tonnellate le emissioni della produzione energetica da fonti fossili, il 78,5% provenienti dalla centrale a carbone di proprietà Enel, a Civitavecchia.

La centrale Enel di Torrevaldaliga Nord, situata nel Comune di Civitavecchia, ha una potenza elettrica totale installata di 1980 MW, derivante da tre generatori, con potenza di 660 MW ciascuno, che sfruttano la combustione del carbone per produrre energia elettrica attraverso turboalternatori a vapore.

La potenzialità dell’impianto è in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di oltre 700 mila appartamenti ma questa capacità comporta un ingente utilizzo di combustibile fossile, che sfiora le 200 tonnellate orarie per ogni caldaia.

Torrevaldaliga Nord, secondo gli ultimi dati prevenienti da Bruxelles, è al primo posto assoluto tra gli impianti italiani per emissioni (primato spesso conteso con la centrale Federico II di Brindisi) e con una produzione media annua, fra le 8 e le 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica rientra tra le 30 aziende che emettono più gas serra nel Continente.

Nel Lazio, secondo il registro europeo delle emissioni E-PRTR, su 11.409.000 di tonnellate di CO2 derivante da 9 impianti di produzione energetica da fonti fossili, il 78% provengono dalla Centrale Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia, l’11,2% del totale nazionale. In più, l’impianto sorge in un’area già fortemente impattata a livello di infrastrutture energetiche, infatti, solo pochi km più a nord, a Montalto di Castro

Nel 2019 il ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, ha presentato il Piano nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) che decreta la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025.

Per questo motivo, ENEL ha deciso di riconvertire l’impianto verso una centrale a ciclo combinato a gas naturale. Come però dimostrato dal dossier di Legambiente “la decarbonizzazione in Italia non passa per il gas”, supportato da numerosi studi scientifici certificati a livello internazionale, il metano rappresenta un pericolo di gran lunga più grande dell’anidride carbonica a causa del suo elevatissimo forzante radiativo (effetto serra), ed il suo utilizzo per sopperire alla dismissione delle centrali a carbone vanificherebbe la chiusura stessa di tali impianti e aggreverebbe il problema del cambiamento climatico.

 

PERCHÉ È UN NEMICO DEL CLIMA?

A causa delle attuali ingenti emissioni di anidride carbonica dovute all’impiego di carbone, e alle potenziali emissioni future derivanti dall’utilizzo di gas naturale come fonte per la produzione di energia elettrica.

 

TIPOLOGIA DI INQUINAMENTO

Atmosferico

 

LINK DI APPROFONDIMENTO

Progetto

Blitz Legambiente