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Centrale termoelettrica Federico II

La centrale termoelettrica Federico II in funzione dal 1997 è costituita da 4 turbine da 660 MW alimentate a carbone ed olio combustibile denso, per un totale di 2640 MW di potenza elettrica installata. Occupa uno spazio complessivo di 270 ettari che posizionano l’impianto tra le centrali più grandi d’Europa, e la seconda più grande in Italia. Inoltre, nell’area portuale di Brindisi c’è il deposito e trasporto di combustibile che viene portato alla centrale attraverso un lungo nastro che si estende per 12 chilometri nelle campagne.

Con oltre 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica emessa annualmente, si contende il primo posto con la centrale laziale di Torrecavadaliga Nord per emissioni e per valore economico dei danni associati all’inquinamento, e per lo stesso motivo rientra anche fra le venticinque centrali più impattanti d’Europa.

Inoltre, la centrale è ubicata in un contesto già fortemente impattato a causa della compresenza di numerosi impianti, tra cui il petrolchimico Eni, con le sue emissioni di idrocarburi e altri composti organici, e la centrale elettrica Enipower a ciclo combinato a gas da 1.170 MW.

Gli effetti di questo assedio industriale li descrive lo Studio Epidemiologico sugli effetti delle esposizioni ambientali di origine industriale sulla popolazione residente a Brindisi, lavoro partorito dalla collaborazione fra Asl brindisina, Dipartimento di epidemiologia della Asl Roma1 e Arpa Puglia, che evidenzia come la grande presenza di inquinanti nell’area abbia decretato un aumento di mortalità tumorale, da infarto cardiaco, patologie alle vie respiratorie e malformazioni congenite.

Nel 2019 il ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, ha presentato il Piano nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) che decreta la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025.

Per questo motivo, ENEL ha deciso di riconvertire l’impianto verso una centrale a ciclo combinato a gas naturale, per un totale di 1680 MW di potenza elettrica installata e con un rendimento elettrico netto superiore al 60%. Come però dimostrato dal dossier di Legambiente “la decarbonizzazione in Italia non passa per il gas”, supportato da numerosi studi scientifici certificati a livello internazionale, il metano rappresenta un pericolo di gran lunga più grande dell’anidride carbonica a causa del suo elevatissimo forzante radiativo (effetto serra), ed il suo utilizzo per sopperire alla dismissione delle centrali a carbone vanificherebbe la chiusura stessa di tali impianti e aggreverebbe il problema del cambiamento climatico.

 

PERCHÉ È UN NEMICO DEL CLIMA?

A causa delle attuali ingenti emissioni dovute all’impiego di carbone ed olio combustibile denso, e alle potenziali emissioni future derivanti dall’utilizzo di gas naturale come fonte per la produzione di energia elettrica.

 

TIPOLOGIA DI INQUINAMENTO

Atmosferico

 

LINK DI APPROFONDIMENTO

Progetto 

La “vocazione” industriale di Brindisi, il carbone, l’inquinamento e i danni alla salute